Hercules
e la leggenda del fuoristrada
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dal 1973 al 1975: la "parentesi" DKW
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L'ultimo DKW?
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Nel 1975 arriva il nuovo DKW 125 GS Special al quale sono state apportate diverse modifiche frutto dell’esperienza agonistica dell’anno precedente, come la marmitta che ora è un’espansione con il silenziatore nel terminale, identica a quella vista sugli Hercules ufficiali a Camerino.
Viene leggermente ridotta l’inclinazione della forcella Ceriani, sempre da 35 mm, con un’escursione di 200 mm, le pedane sono ridotte di dimensioni, mentre il forcellone aumenta la lunghezza, varia il disegno e viene rinforzato.
Cambia anche l’inclinazione dei nuovi ammortizzatori Marzocchi a gas con serbatoio esterno, ora leggermente più verticali, e i fragili, ma molto eleganti, parafanghi neri vengono sostituiti con dei Preston Petty bianchi “costringendo” i tecnici a modificare anche l’andamento dell’archetto posteriore.
Le moto di serie perdono il comodo terminale ricurvo del cavalletto centrale, la sella cambia foggia e diventa liscia, mentre la finta impuntura è mantenuta solo dagli Hercules in Germania, e infine sono montati i più efficienti mozzi Grimeca con quello posteriore scomponibile.
Anche la componentistica viene migliorata ad esempio con le nuove leve Magura a regolazione rapida arancione con il coprileva in gomma nera: niente di nuovo sotto il sole dato che li abbiamo già visti alla fine degli anni 60, ma nella versione grigio/grigio (ambitissima dai collezionisti).
Dal catalogo sparisce il modello di 50 cc e le varie cilindrate sono diversificate anche nella colorazione del serbatoio: il 100 cc è dipinto di rosso, il 125 di blu ed il 175 ha il serbatoio bianco (per le Hercules invece la colorazione è blu per il 100 e 125 cc e bianco per il 175).
Come motore viene montata la versione 6D, che sarà l’ultima del glorioso Sachs 1251, ma questa moto, seppur notevolmente migliorata rispetto all’anno precedente, accusa un avantreno un po’ troppo “leggero” per cui il pilota si può trovare in difficoltà alle alte velocità.

Per ovviare a questo inconveniente sulle moto ufficiali abbinano al 6D un cilindro a 4 travasi e testano, con discreti risultati, delle forcelle Marzocchi a perno avanzato e degli ammortizzatori leggermente più lunghi al retrotreno.
Nel complesso la moto appare comunque riuscita ed affidabile e, con una rinnovata fiducia nel marchio, siamo tutti in attesa di grandi novità.
Alla cinquantesima ISDT dell’Isle of Man in Gran Bretagna, dove si torna nel ‘75 dopo il ’71 anche per commemorare la prima edizione del 1913, la Germania, in sella alle “nostre” avversarie di sempre, le Zündapp, vince il Trofeo e la squadra Italiana, seconda, si aggiudica il Vaso d’Argento.
Bayer in sella all’Hercules 175 vince la medaglia d’Oro, Reinhard Christel, ex Zündapp, per problemi vari, solo il bronzo con la 125, mentre Fritz Witzel, che con l’italiano Ivan Saravesi, primo della classe oltre 500 fino al termine della 5° giornata, e l‘americano Doug Wilford, portano a battesimo il motore Wankel. Nessuno dei tre però termina la gara.
Solo Heinz Brinkmann corre ancora, con la Hercules GS 50 Spezial, nel DGM (il campionato nazionale tedesco): serbatoio blu a fianchi cromati, ammortizzatori Marzocchi e parafanghi neri Preston Petty come le sorelle maggiori, moto che però non è disponibile neanche per piloti i privati.
Qui termina anche la terza parte della nostra panoramica, ma non della nostra avventura, perché la Hercules, dopo gli anni che abbiamo raccontato, dagli inizi fino alla metà degli anni 70, ha scritto altre pagine di storia del fuoristrada.
Pagine che vi racconteremo e che contribuiscono ad accrescere l’importanza di questo marchio e lo consacrano ulteriormente come uno dei re della leggenda del fuoristrada.

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