Riprendiamo la nostra storia dall’anno 1973. La concorrenza si fa sempre più agguerrita e la mancanza degli appropriati studi evolutivi, permette alle marche concorrenti di ridurre progressivamente il gap tecnologico creato dalla Hercules negli anni precedenti.
Diversi sono i punti fermi del successo delle Hercules GS nelle cilindrate fino a 175 cc e nel periodo dalla fine degli anni 50 fino agli 80, e tra questi troviamo i motori Sachs 50 cc e 100/125 cc raffreddati ad aria, marcati rispettivamente 50, 1001 e 1251.
In particolare i Sachs 1001/5A e l’1251/5A sono nati con 5 marce, accensione a puntine e cilindro in ghisa nel 1967, e sono stati sviluppati nella versione GS dalla 5A fino alla 6D, con esclusione della 6C riservata solo al 1001, e fino alla 5E per la versione MC.
Questa evoluzione porta le marce a sei, sempre con innesti a chiavella scorrevole, l’accensione elettronica Motoplat ed il cilindro in alluminio e, soprattutto, prosegue nella mietitura di successi fino alla fine del 1975, ed oltre.
Basta visitare il parco chiuso di una ISDT (International Six-Days Trial) dei primi anni 70 per vedere che oltre 1/4 delle moto iscritte sono equipaggiate con motori Sachs ormai divenuti un punto di riferimento nelle moto da Regolarità.
Anche il poderoso motore Sachs 50 ha la sua evoluzione: dal corsa lunga e il piccolo cilindro in ghisa fino al corsa corta con cilindro in alluminio fuso in terra con riporto al nikasil; da 4,5 cv a 6.300 g/min passa per gli 11 cv a 11.500 g/min del Perego Replica fino ai 12,5 cv a 12.000 g/min presunti per i Sachs ufficiali del 1978.
Presentato nel 1962 come 50 acquisisce la marchiatura S, poi S A con l’incremento di potenza e GS solo nel 1968 evolvendosi parallelamente ai fratelli maggiori, ma rimanendo sostanzialmente invariato fino alla versione 50/6B GS del 1976 anno in cui cambia l’estetica dei carter laterali anche per meglio assomigliare al fratellone con 7 marce fino ad acquisire il raffreddamento ad acqua nel ‘78.
Agli inizi degli anni 70 sembra esserci un periodo di stasi per il gruppo Hercules-Sachs che fortunatamente viene presto interrotto da quello che appare come l’inizio di una più stretta collaborazione con un altro grande nome dell’industria motoristica tedesca: DKW.
Le altre tappe evolutive di queste moto, che non impropriamente continuiamo a chiamare Hercules, sono, com’è naturale, diverse, ma due risultano essere quelle fondamentali: il passaggio dal telaio monotrave a quello tubolare che avviene nel 1974 e la nascita e lo sviluppo del motore a sette marce negli anni ‘75/’76.
Già dal 1973 alcuni modelli della Casa sono prodotti e commercializzati, su altri mercati, come quello inglese, anche con il marchio DKW, che, nel frattempo, si è affiancata alla Hercules come partner commerciale.
O meglio: già negli anni precedenti sono state prodotte delle moto marcate DKW e perfettamente identiche ai modelli Hercules, ma non sono mai state vendute in Italia.
Solo a partire dal ‘73, appunto, sul mercato italiano il marchio Hercules viene sostituito, per motivi commerciali, dal marchio DKW. I cambiamenti però riguardano solo l’estetica delle moto: serbatoio, sella e carter catena mentre il telaio è dipinto di grigio.
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