Hercules
e la leggenda del fuoristrada
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a cavallo tra gli anni '60 e '70
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K 100 e 125 MC
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Come abbiamo accennato anche nell’introduzione non sono molte le differenze dei modelli da Moto Cross rispetto alle sorelle da regolarità, oltre, ovviamente, alla totale assenza dell’impianto elettrico.
Il primo K 125 MC, a parte qualche sporadico prototipo, fa la sua apparizione nel 1968 con il telaio identico al modello GS ed il cilindro in ghisa.

Il serbatoio è invece già a goccia, i parafanghi sono cromati, il carter catena è corto, manca il cavalletto e la marmitta, la classica espansione a coni contrapposti non silenziata, passa sopra la testa sul lato destro, in stile Military, ed è protetta da una griglia.
L’ammortizzatore di sterzo viene sostituito da una vistosa vite innestata nella pipa di sterzo e capace di modificarne la durezza
Caso strano tutte queste varianti, marmitta e cavalletto a parte, saranno adottate dai modelli GS solo l’anno successivo.
Meccanicamente oltre ai rapporti del motore, marchiato MC, ed a quelli di trasmissione, la moto è la stessa.
Data la minor durata delle gare di motocross rispetto a quelle di regolarità sui diversi modelli MC è possibile trovare dei serbatoi più piccoli, sia del primo tipo a goccia che più tardi quelli gialli con i fianchi cromati.
Anche il forcellone posteriore, che è più lungo e possiede un doppio attacco per poter cambiare rapidamente l’inclinazione degli ammortizzatori, non viene montato regolarmente su tutti i modelli ma anche lui appare e scompare.
Nel 1970 anche la MC acquisisce il cilindro in alluminio e cambia il percorso della marmitta ad espansione che passa in basso a destra di fianco al cilindro come sul GS.

Nel 1972 arrivano la forcella Ceriani e il nuovo motore ad accensione elettronica mentre il serbatoio assume la foggia di quello giallo ma con i fianchi cromati, inoltre tutti i modelli MC hanno sempre montato il cambio a 5 marce.
La marmitta viene fatta passare bassa sul lato sinistro, costringendo i tecnici a montare il cavalletto sulla culla all’altezza del cilindro, mantenendo una sezione sempre a doppio cono ma schiacciata per non compromettere l’altezza minima da terra.

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