Hercules
e la leggenda del fuoristrada
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dalle origini al 1967
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Hercules: la più antica fabbrica di motociclette ancora attiva
Nel 1954 entra però in vigore una legge che avrebbe influenzato non poco la produzione di motocicli rendendo obbligatoria la patente per le moto di cilindrata superiore ai 50 cc per cui il mercato delle grosse cilindrate viene considerevolmente danneggiato.

La 3a fiera di Frankfurt dell’Agosto 1956 porta altri cambiamenti decisivi: a scopo di razionalizzare la produzione tre aziende come la Triumph (TWN) di Nürnberg, la Adler di Frankfurt e la Hercules uniscono i loro sforzi. Nella scia dello slogan “Tutti i desideri in un programma” la Hercules realizza un Moped (ciclomotore) ed uno scooter con trasmissione Triumph e motore Sachs di 191 cc, l’R200 che resterà in catalogo fino al 1960.

Sia il Moped sia lo Scooter sono esportati anche in Inghilterra e dato che lì il marchio Hercules già appartiene alla Raleigh Industries di Nottingham, esse vengono inizialmente battezzate col nome dei diversi importatori per poi utilizzare un nuovo marchio: Prior.
Alla fine del 1955 molti avevano pronosticato la morte della moto, ma tra il 1955 e il 1956 la produzione annuale della Hercules passa da 2.000 a 5.000 pezzi, mentre le altre aziende produttrici accusano un netto calo.
Questo si spiega con la lungimiranza della Hercules che ha saputo, anche in questa occasione, anticipare i tempi. Le moto di piccola cilindrata sono le uniche a vendersi ancora facilmente, mentre quelle di grossa cilindrata subiscono la crisi.
Nel 1956 quindi, in sintonia con l’imponente spinta propulsiva che l’intero apparato produttivo tedesco continua ad esprimere sulla scia della ricostruzione, il marchio Hercules vanta una produzione di ben 14 modelli di biciclette, 6 di motociclette, 3 ciclomotori (in diversi colori) e lo scooter R200.

La Hercules non dà retta ai pessimisti e, infatti, trova un ampio mercato rivolgendosi ai giovani che hanno appena ottenuto la patente per automobili ma il cui stipendio è ancora insufficiente per permettersi un’auto ma per i quali un motorino è troppo lento. La patente per auto doveva solo essere vistata per essere valida anche per le moto fino a 250 cc.
In questo periodo appare sulla scena Max Grundig, produttore di radio, che acquisisce la maggioranza delle azioni della Triumph e della Adler per integrare la fabbricazione di macchine per ufficio della Triumph nella sua impresa.
Abbandona quindi la produzione di motocicli cedendola al gruppo Fichtel & Sachs di Schweinfurt (il cui nome però deve rimanere segreto per motivi commerciali fino al luglio del 1963) che già raggruppa in sé altri marchi prestigiosi come Victoria ed Express.

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